Dagli equilibri politici ai nuovi paradigmi della globalizzazione
Dagli equilibri politici ai nuovi paradigmi della globalizzazione
Sono Alessandro Gili, Research Fellow agli osservatori di Geoeconomia e di Infrastrutture dell'ISPI.
Instabilità politica e scenari elettorali globali
Il 2024 è un anno che si sta inaugurando e sta proseguendo con una serie importante di appuntamenti elettorali. L'abbiamo visto con l'India, che ha votato per la riconferma di Narendra Modi, un leader che possiamo anche definire nazionalista e che prevede per il suo Paese una grande crescita economica. Un leader che punta a raggiungere per l'India il traguardo dei 7 trilioni di dollari entro il 2030.
Questo 2024 vede una serie importante di appuntamenti elettorali in tutto il mondo.
Ma lo vediamo anche dopo la scontata rielezione di Putin e l'assassinio del presidente Raisi in Iran, dove dovranno esserci altre elezioni. Importanti elezioni ci saranno poi in Africa, con il Sudafrica che è chiamato alle urne, ma anche altri paesi come il Mozambico.
Abbiamo visto inoltre la portata delle elezioni anticipate che sono state chiamate da poco nel Regno Unito, e che probabilmente vedranno un cambiamento di rotta del Paese con l'arrivo dei laburisti alla guida del governo, e quindi un cambiamento anche per quanto riguarda le politiche economiche.
Nel frattempo si sono soprattutto svolte le politiche europee, che hanno visto un rafforzamento dei partiti di destra, soprattutto in alcuni Paesi come la Germania e la Francia. Questo indica un cambiamento anche negli equilibri dei due motori dell'Unione Europea, anche in vista delle prossime nomine per la futura Commissione. Abbiamo visto anche che la Francia ha chiamato elezioni anticipate, e quindi anche lì dovremo vedere quali saranno i futuri sviluppi del Paese.
L'importanza delle elezioni americane
La svolta più importante ci sarà probabilmente in seguito a quello che accadrà negli Stati Uniti a novembre. Tutto dipenderà se si vedrà una riconferma del Presidente Biden o se ci sarà il grande ritorno dell'ex Presidente Trump, con le conseguenti problematiche che si avranno anche nei rapporti con la Cina da una parte, ma soprattutto con l'Unione Europea, e quindi la possibile reintroduzione di una dinamica conflittuale dal punto di vista commerciale con l'Europa che abbiamo visto già nel primo mandato del Presidente Trump.
In questo senso, si potranno anche delineare nuove prospettive per il conflitto in Ucraina. Tutto dipenderà appunto dalle elezioni negli Stati Uniti, e da come l’evolvere della situazione europea determinerà anche il sostegno agli sforzi di difesa dell'Ucraina e quindi, complessivamente, le relazioni con Mosca.
In questo contesto sarà fondamentale capire come evolveranno le relazioni tra Stati Uniti e Cina, e quindi fino a che punto si spingerà il cosiddetto de-risking che hanno avviato ormai da molti anni gli Stati Uniti per proteggere le proprie tecnologie critiche e per ridurre la dipendenza economica da Pechino.
Una politica che ha trovato espressione in alcuni strumenti di natura industriale come l'Inflation Reduction Act, che è stato varato pochi anni fa dagli Stati Uniti e che ha avuto come obiettivo quello di riportare una parte della produzione industriale, soprattutto nei settori critici dell'alta tecnologia come quelli dei semiconduttori e delle tecnologie green, negli Stati Uniti, nei Paesi del vicinato oppure con Paesi che sono allineati dal punto di vista geopolitico.
La reazione europea: la politica della diversificazione
L'Europa, da questo punto di vista, sta cercando di reagire perché è tra l'incudine e il martello. Da una parte ha la Cina, con cui sono stati annunciati nuovi probabili dazi all'importazione di veicoli elettrici con il fine di proteggere l’industria green europea. Dall'altra parte gli Stati Uniti, che se arriverà una nuova Presidenza Trump potremo, come abbiamo già detto, rivedere un acuirsi anche delle tensioni industriali e commerciali. Quindi l'Europa sta cercando di reagire: anch’essa ha varato nel corso di questi anni alcuni piani industriali, tra cui l’European Chips Act, per aumentare la produzione di semiconduttori in Europa.
Oppure ha varato il Critical Raw Materials Act per aumentare la propria indipendenza per quanto riguarda le materie critiche fondamentali per la transizione energetica. Ma è stato anche varato, in modo ancora più importante, The Net-Zero Industry Act, un piano di transizione industriale che individua alcuni settori critici della manifattura green, dalle batterie ai pannelli solari e fino alle tecnologie per l'idrogeno, e che ha come obiettivo quello di aumentare la produzione interna all'Europa e favorire degli scambi con alcuni Paesi che possiamo ritenere più affidabili dal punto di vista delle relazioni industriali ed economiche.
Possiamo dire che l'approccio che si delinea a livello internazionale e a livello europeo è dato da due parole chiave: de-risking e diversificazione. Ovvero aumentare le fonti di approvvigionamento per ridurre il rischio sistemico per l'Europa, e soprattutto per le proprie imprese.
L'approccio della diversificazione prevede di aumentare le fonti di approvvigionamento per ridurre il rischio sistemico per l'Europa e per le imprese.
Anche qui, si delinea un nuovo paradigma della globalizzazione. Se prima il criterio dell'efficienza, e quindi quello della riduzione dei costi, era il cardine su cui si basavano le relazioni economiche internazionali, soprattutto dopo l'ingresso della Cina nel 2001 nell'Organizzazione Mondiale del Commercio, oggi il paradigma si sta sempre più spostando verso un'ottica che possiamo definire di protezione, di diversificazione del rischio.
Inoltre, stanno aumentando sempre più gli strumenti di sicurezza economica. Anche l'Unione Europea lo scorso anno ha introdotto la European Economic Security Strategy, che prevede sempre più, accanto al tradizionale pilastro della libertà del commercio, cardine del mercato unico europeo, anche l'assunto sempre più importante della protezione. Per questo sono stati inseriti all'interno di questa strategia strumenti come un potenziamento dello screening degli investimenti diretti esteri in entrata, e si prevede la possibilità di introdurre nuovi controlli sulle esportazioni di tecnologie critiche.
Per questo si invitano anche le imprese europee, quindi anche italiane, a diversificare sempre più le proprie fonti di approvvigionamento e i propri mercati di export fondamentali. Quindi non focalizzarsi sempre su un unico mercato, ma cercare di diversificare il rischio.
Gli impatti della diversificazione sulla logistica globale
Se possiamo dire che si sta diversificando e che la rete delle relazioni commerciali e industriali cambia,