Persone

Il successo delle imprese parte dalle persone

by Alessandro Rimassa Imprenditore, Founder e CEO Radical HR
11 giugno 2024
5 min
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Il successo delle imprese parte dalle persone

Sono Alessandro Rimassa, sono un imprenditore, ho fondato tre aziende: la prima è stata a Talent Garden Innovation School. Oggi guido, con grande entusiasmo, Radical HR, che si occupa di formazione, di consulenza, di trasformazione delle imprese e guido, con altrettanto entusiasmo, una holding di investimento in start up.

Un mondo del lavoro multi-generazionale

Viviamo un momento straordinario perché per la prima volta nella storia abbiamo quattro generazioni al lavoro nello stesso momento, in contemporanea. E qual è la straordinarietà oggi rispetto al passato? Un tempo come dire, ogni generazione cercava, passatemi il termine, di far fuori la generazione precedente.

La generazione Z è più inclusiva, fatta di persone che vogliono confontarsi e relazionarsi.

Oggi abbiamo una nuova generazione arrivata da poco nel mondo del lavoro, che è la generazione Z, che invece è una generazione inclusiva, una generazione fatta di persone che vogliono conoscere storie diverse, che vogliono confrontarsi, che vogliono relazionarsi.

Questo ci porta a costruire degli ambienti di lavoro molto più inclusivi e molto più relazionali rispetto al passato. Ne dobbiamo tenere assolutamente conto perché da una parte ci permette di sfruttare la differenza di età e di esperienza delle persone e dall'altra ci dà l'occasione per costruire un mondo del lavoro nuovo.

E quando mi riferisco al mondo del lavoro nuovo, non faccio semplicemente un pensiero, come ho detto poc'anzi, di inclusività, di relazione, ma faccio anche un pensiero imprenditoriale. Io mi occupo di risorse umane, mi occupo di futuro del lavoro, ma sono prima di tutto un imprenditore. Ho fondato tre aziende diverse e quindi il mio obiettivo è sempre massimizzare l'investimento e far sì che l'impresa possa funzionare.

L’ascolto come elemento chiave dei processi

Ecco, oggi le imprese funzionano attraverso e grazie alle persone, attraverso e grazie alla capacità di mettere insieme persone differenti. Il segreto per far funzionare tutto questo in verità non esiste, è una somma di tante azioni diverse che dobbiamo fare ma la più importante si chiama ascolto.

Le imprese funzionano attraverso e grazie alle persone.

Abbiamo necessità di ascoltare le differenze e le diversità delle diverse persone e, attraverso la partecipazione delle persone alla vita dell'impresa, costruire quei ways of working, quei modi di lavorare che permettono a ogni persona di esprimersi al meglio, e quindi di conseguenza all'impresa di funzionare in maniera più efficace, più efficiente, più produttiva. 

Vecchi schemi e nuovi modelli

Molto spesso incontro imprenditori che mi dicono, beh, ma questa generazione Z è diversa, ma non vogliono fare gavetta, non vogliono sbattersi su questo, non vogliono lavorare in questo modo e poi non vogliono venire tutti i giorni in ufficio, eccetera eccetera. Io sorrido: è vero, sono diversi da noi. Io faccio parte della generazione X, generazione meravigliosa (ognuno pensa che la sua generazione sia la più bella del mondo e naturalmente io penso che la X sia la più bella del mondo).

Abbiamo fatto tanta gavetta noi, verissimo, ai nostri tempi funzionava così. Oggi viviamo in tempi differenti. Noi dobbiamo imparare a essere laici da questo punto di vista e neutri e quindi osservare che cosa fanno le nuove generazioni e offrire loro la possibilità di vivere una vita, una carriera, uno sviluppo all'interno della nostra impresa, non imponendo degli schemi del passato, ma accettando che oggi si gioca in una maniera differente.

Insomma, se guardiamo alla storia dello sport, prendiamo la storia del calcio: il calcio italiano è diventato famoso nel mondo con la modalità di gioco proprio all'italiana, super difensiva, alla Trapattoni. Poi è arrivato Arrigo Sacchi che ha cambiato tutto e poi da lì è cambiato tante altre volte con altri allenatori. Viviamo un'epoca differente, abbiamo generazioni differenti, non possiamo riapplicare gli stessi schemi del passato.

Ogni qualvolta, diciamo: “eh ma ai miei tempi”, “eh ma la gavetta”, “eh ma si faceva così”, semplicemente perdiamo l'opportunità di avere nuove generazioni in azienda, perdiamo l'opportunità di far sì che queste persone possano performare al meglio. Alla fine noi siamo degli allenatori di squadre sportive. Con i giocatori che abbiamo, con i tipi di giocatori che abbiamo, dobbiamo costruire e mettere in campo la squadra migliore.

Dobbiamo osservare, dobbiamo ascoltare, dobbiamo comprendere

Non possiamo pensare semplicemente di replicare schemi del passato. Quindi che cosa dobbiamo fare? Dobbiamo osservare, dobbiamo ascoltare, dobbiamo comprendere e poi dobbiamo schierare la squadra con un gioco che sia attuale oggi, dimenticandoci che ai nostri tempi si faceva la gavetta. 

Dalla talent retention alla continuous attraction

Mi capita di parlare con responsabili di risorse umane, con imprenditori e con manager che mi chiedono come trattenere i talenti in azienda. Normalmente, quando parliamo di portare nuove persone all'interno dell'organizzazione, parliamo di talent attraction, e poi appunto per far sì che non se ne vadano parliamo di retention.

Io credo che per trattenere i talenti in azienda la prima cosa che dobbiamo fare è cambiare vocabolario. Non dobbiamo trattenere, cioè non dobbiamo bloccare l'uscita a qualcuno nel momento che decide di andarsene, ma dobbiamo lavorare sulla continuous attraction.

Non dobbiamo trattenere i talenti, ma lavorare sulla continuous attraction

Quando vogliamo attirare delle persone ci raccontiamo all'esterno, andiamo nelle università, facciamo delle fiere, facciamo tanti post su LinkedIn e raccontiamo la vita della nostra azienda. La cosa fondamentale è che, quando facciamo tutto quello che tecnicamente è il mondo dell'employer branding, corrisponda alla reale vita dell'azienda

Perché se io prendo un prodotto e te ne decanto le caratteristiche, ti parlo del mio ristorante come un luogo magnifico dove si mangia pesce fresco, dove c'è un'atmosfera rilassata e poi quando tu vieni a mangiare da me ci sono i camerieri o le cameriere che corrono avanti e indietro in maniera isterica e il pesce è di livello medio basso, beh, come dire, tu ci tornerai nel mio ristorante? Evidentemente no.

Ecco, noi dobbiamo fare lo stesso discorso, quando facciamo employer branding dobbiamo raccontare realmente che cosa avviene nella nostra azienda e poi quell'employer branding dobbiamo continuare a utilizzarlo anche per la continuous attraction, quindi dobbiamo continuare a occuparci delle persone e dei talenti all'interno dell'organizzazione.

E di nuovo è un po' quello che raccontavo prima, come si fa questa cosa? Ascoltando, facendo delle survey, analizzando il clima, dando e chiedendo feedback in maniera continua. A quel punto non dovremo preoccuparci di bloccare la porta a qualcuno che vuole uscire, perché quel qualcuno, se sta in un ristorante come quello che dicevo prima dove si mangia bene, dove c'è una bella atmosfera, dove c'è il giusto prezzo e il giusto prezzo dall'altra parte è il giusto stipendio evidentemente, sto ragionando dalla parte del cliente ma la parte poi dell'employee è esattamente lo stesso ragionamento che dobbiamo fare, quando una persona ha tutte quelle condizioni non sentirà il bisogno di andare via e quindi non ci dovremo preoccupare della retention, non ci dovremo preoccupare di trattenere una persona che vuole andarsene, perché semplicemente quella persona avremo continuato ad attrarla ogni singolo giorno.

Corporate wellbeing e benessere delle persone

Il welfare è un pezzo centrale di tutto quello che è la total compensation che oggi si dà a una lavoratrice, a un lavoratore. È un pezzo evidentemente importante, tra l'altro in Italia abbiamo una normativa decisamente avanzata rispetto agli altri paesi europei che ci permette sostanzialmente di dare lordo per netto e quindi di spendere mille e fare arrivare nella tasca del lavoratore mille senza poi invece pagare noi mille e quattro con contributi aggiuntivi e via dicendo. Quindi questo è qualcosa da sfruttare per riuscire a dare qualcosa ai lavoratori e alle lavoratrici.

Dobbiamo pensare non solo al welfare, ma al wellbeing.

Ma se vogliamo occuparci realmente del loro benessere dobbiamo pensare non solo al welfare ma al wellbeing e quindi costruire dei meccanismi per far sì che noi come aziende ci occupiamo del benessere delle nostre persone. 

Concetto di Olivettiana memoria. Probabilmente non dobbiamo replicare ciò che Adriano Olivetti e altri grandi imprenditori hanno fatto in passato perché quello se vogliamo era un welfare un po' paternalistico e quindi io ti do la scuola per i tuoi figli, ti costruisco il centro culturale all'interno dell'impresa.

Era un po', come dire, la carezza, l'abbracciare. Oggi noi dobbiamo dare invece degli strumenti alle lavoratrici e ai lavoratori e questi passano da avere delle vere proprie strategie di wellbeing e quindi l'azienda che diventa partner delle persone per occuparsi del loro benessere e quindi poi tutto questo passa da delle azioni concrete, che possono essere bonus per poter andare dallo psicologo, possono essere il coaching, possono essere anche dei buoni per quello che è la scuola dei figli e via dicendo.

Al centro dobbiamo mettere le persone e il loro benessere.

Però arriva sempre dopo, perché al centro dobbiamo mettere le persone e il loro benessere. E di nuovo, come facciamo a capire che cosa serve alle nostre persone? Ancora una volta, ascoltandole.

E allora questo è un po' un il fil rouge delle cose che vi ho raccontato: se noi vogliamo trasformare le nostre imprese attraverso le persone, dobbiamo prima di tutto imparare ad ascoltare ogni persona, ogni lei, ogni lui che sta all'interno della nostra organizzazione.

Employee as a customer experience

Condivido con voi una riflessione finale. 20 anni fa quando provavamo a parlare di marketing nelle PMI si diceva: “Ma il marketing non serve a niente! Io ho il prodotto migliore, basta quello”. Oggi sappiamo benissimo che senza il marketing, che senza tutto un pensiero da questo punto di vista prima creativo e poi strategico sostanzialmente i nostri prodotti non riusciamo a venderli.

Il nostro primo consumatore è la persona che sceglie di venire a lavorare con noi.

Ecco, dobbiamo fare lo stesso ragionamento sulle nostre persone. Se è tanto importante la customer experience, dobbiamo ricordarci che il nostro primo consumatore è la persona che sceglie di venire a lavorare con noi. Non esiste più l'azienda qui e il dipendente qui. È una relazione tra persone, d'altronde l'azienda mica è un'entità sovrannaturale, l'azienda è fatta da persone, c’è un imprenditore, c’è un’imprenditrice che la guida. 

E così dobbiamo pensare a quella che era la customer experience che deve essere sostanzialmente la nostra employee experience di oggi: employee as a customer experience, mi piace dire. Se pensiamo in questo modo, di colpo ci cambia la prospettiva e vediamo davanti a noi non più la persona che lavora per noi, ma vediamo davanti a noi la persona attraverso cui costruiremo il successo economico della nostra impresa.

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