L’innovazione parte dai paradigmi organizzativi
L’innovazione parte dai paradigmi organizzativi
Sono Annalisa Magone, sono una giornalista, una sociologa, una divulgatrice di ricerche sull'innovazione tecnologico-organizzativa e sono una temporary manager. Il mio mestiere è stato ed è occuparmi di sviluppo organizzativo. Questo argomento l'ho trattato sia da studiosa, studiando fabbriche, soprattutto studiando fabbriche, sia da gestore, perché da alcuni anni mi occupo di progetti di risanamento di sviluppo di imprese.
Come funzionano le imprese che funzionano
L'osservatorio di chi ha fatto il mio mestiere è un osservatorio nettamente diviso in due campi. Da analista io ho soprattutto avuto la possibilità di entrare in contatto con imprese che potremmo genericamente definire di successo, cioè imprese funzionanti. Dove per funzionanti intendo dire in salute, che comunque stavano sul mercato, che sovente avevano dei tratti organizzativi evidenti anche perché noi studiavamo organizzazione quindi inevitabilmente dovevamo andare in posti dove l'organizzazione c'era.
Quindi in qualche modo in tutta la parte iniziale della mia parabola professionale ho avuto soprattutto la possibilità di vedere storie che funzionavano. E dal mio punto di vista modelli organizzativi molto stratificati, molto pensati, frutto di un certo numero di decisioni, imprenditoriali e manageriali e anche di un distillato di problemi.
L'aspetto più interessante, infatti, è stato soprattutto capire come l'impresa ancorché organizzata, ancorché con una storia imprenditoriale definita, ripensava e ridiscutteva, anche radicalmente, se stessa per poter accogliere l'innovazione tecnologica che ne metteva in crisi i paradigmi organizzativi.
E allora io diciamo assorbivo questa nozione, sapevo che metteva in crisi i paradigmi organizzativi ma lo sapevo astrattamente, quindi lo sapevo perché mi veniva detto.
Da quando ho cominciato a fare io quel lavoro, mi sono resa conto di quanto metta in crisi il paradigma organizzativo o il non paradigma organizzativo la tecnologia disponibile.
E quelle che non funzionano
Quando ho cominciato a fare invece il lavoro di responsabile dell'innovazione organizzativa o dello sviluppo organizzativo, sono entrata essenzialmente in contatto con imprese che non funzionavano.
Non funzionavano per molte ragioni, non perché non avessero uno o più elementi di grande valore qualità tipicamente un buonissimo prodotto o un geniale inventore imprenditore o la capacità commerciale, quindi la capacità di aver capito un mercato.
Il problema di queste imprese che tratto è che non hanno tutti gli elementi e valori necessari per funzionare, perché l'impresa è qualcosa di molto diverso da una geniale invenzione, un prodotto riuscito, un gruppo di persone molto capaci o con grande abnegazione o un software. Il tema è che l'impresa è tutte queste cose contemporaneamente.
L'impresa è diversa da una geniale invenzione, un prodotto riuscito o un gruppo di persone capaci: è tutte queste cose insieme!
E tutte queste cose contemporaneamente purtroppo devono trovare di caso in caso un elemento di equilibrio reciproco che non ha uno standard, cioè il punto centrale nella gestione dell'impresa è trovare questo elemento di equilibrio, cioè quanto di artigianalità, quanto di standard, quanto di capacità commerciale, quanto di capacità manifatturiera, manifatturiera in senso lato e quindi anche la manifattura dei servizi, quanto di fattore umano e quanto no, quanto di internalizzazione delle attività produttive core, quanto di esternalizzazione.
Tutti questi ingredienti fanno la torta, la torta cambia da impresa ad impresa e nonostante la mia lunga attività di ricercatore, di coordinatore di gruppi di ricerca, mi insegnava che il problema era trovare una classificazione, una tassonomia, uno standard per poter descrivere le imprese complessivamente, in realtà ogni impresa è un caso a sé.
Questa unicità rende il compito del manager veramente difficile e in qualche modo obbliga il manager a fare un percorso di apprendimento tutto fatto per termini di paragone. Non esiste l'algoritmo, esiste ed è estremamente utile invece la conoscenza dei casi.
Casi più svariati devo dire, i più svariati in assoluto, le esperienze più strampalate, anche le esperienze umane più strampalate, mi rendo conto che diventano essenziali nel momento in cui devi gestire un meccanismo dove il punto cruciale sono le persone che fanno girare l'ingranaggio del meccanismo.
Serve moltissimo avere la capacità di capire le situazioni, capire le persone con cui ha a che fare e questo è un lascito del giornalismo. Serve la capacità di comprendere che il caso specifico che tu stai guardando, stai studiando, stai cercando di aiutare è riconducibile a una letteratura e la letteratura ti aiuta a fare un discrimine ti aiuta a scegliere gli strumenti da mettere in tool, da mettere in campo per aggiustare il tiro, questo è un lascito della ricerca socioeconomica.
I tratti comuni delle imprese oggi: tra continuità, discontinuità e novità
Rispondere a delle domande su come sono le imprese in generale è molto difficile perché non esiste l 'impresa in generale, esiste l 'impresa in particolare. Certamente se io dovessi identificare, diciamo, tre grandi cambiamenti in atto, che ho visto, almeno ho avuto la possibilità di vedere da tante prospettive in questi anni, direi che sono questi.
Le imprese che hanno problemi hanno sempre gli stessi problemi. Cioè i problemi sono sempre uguali. Come si sta sul mercato, qual è il valore aggiunto, qual è veramente la proposizione di valore che dai al mercato.
Difficilissima da identificare argomento ostico per gli imprenditori che non riescono mai a capire che la proposizione di valore non è quello che credono loro, ma è quello che crede il mercato. Quindi ho cominciato dal mercato non a caso.
Il tema finanziario senza il quale non fai alcun investimento per cui la tua impresa è una bottega.
Il tema della comunicazione corretta verso l 'esterno, di tutti i tipi, comunicazione commerciale, comunicazione verso gli stakeholder, anche comunicazione sociale che sta diventando significativa, perché si comprano i prodotti e i servizi e quindi si comprano le imprese che piacciono, non soltanto fanno i prodotti che piacciono.
Gestione delle risorse umane.
I temi sono sempre loro, sempre, ovunque ti trovi c'è sempre questo set di temi da guardare. Quindi la prima questione che diciamo che metto in evidenza è questo, dentro questa continuità c'è una fortissima discontinuità legata alla crescita del capitale manageriale del nostro Paese.
Secondo me prioritariamente dovuta al cambiamento generazionale che ormai è vistoso. Il cambio generazionale ha portato inevitabilmente una generazione di imprenditori più educati, più formati, con più attrezzatura culturale.
Quindi il primo elemento è la continuità del problema organizzativo, il secondo elemento è la discontinuità culturale, che secondo me è evidentissima. Il terzo elemento, che è una novità assoluta di questi anni, è l'enorme difficoltà di trovare nel mercato del lavoro quelle risorse che sono strettamente necessarie per il funzionamento della macchina organizzativa di impresa. Le persone da trovare sono diventate pochissime, è molto difficile convincerle, è molto difficile farle affezionare e condividere il progetto di crescita imprenditoriale in qualche modo questo meccanismo qua, questo meccanismo di affiliazione di affetto verso il tuo lavoro e quindi verso l'impresa è mancato e decisamente mancato diciamo così i collaboratori dipendenti sono estremamente laici.
Quindi queste sono secondo me le tre cose veramente importanti che descrivono l'impresa oggi.
Agire sull’organizzazione per liberare potenziale di impresa
Il mio lavoro però è l'ottimizzazione dei processi organizzativi cioè tutta la macchina tutto il workflow e tutta la macchina che consente all 'impresa di far uscire il prodotto e consegnarlo al suo cliente.
Il mio lavoro è fare i processi organizzativi, quindi è proprio scriverli, scriverli, formalizzarli, quindi è estrarli dalle prassi delle persone, far lavorare persone che sono dentro i processi, quindi le persone operative che come nessuno conoscono il processo.
Farle lavorare, farle lavorare astrattamente cioè cercare di insegnare loro che quello che fanno sul piano puntuale, concreto, pragmatico in realtà può essere un'astrazione, ci può diventare una regola con tutte le sue varianti. Fargliele formalizzare, incastrare i processi di micro workflow dentro un disegno di generale organizzativo.
Quindi analizzare il processo pezzo per pezzo, squadra per squadra, con l'assoluta necessità di coinvolgimento degli operativi che devono essere capaci di adottare il nuovo schema.
Formalizzare, mettere in discussione i modi di lavorare dei singoli e delle squadre, trovare un nuovo equilibrio. I tempi sono assolutamente maturi perché tutte le imprese di ogni dimensione facciano quello che devono fare per rendere la propria organizzazione fluida, dinamica, il più possibile priva di scorie.
Eliminare gli ostacoli alla fluidità dei processi base e dotando le persone di strumenti che le aiutino assolutamente a risparmiare tempo. Una delle cose che io trovo continuamente in ogni posto in cui vado è la gigantesca quantità di tempo perso a riprodurre schemi e soprattutto a riproporre informazioni e dati che sono sempre gli stessi e si ritrovano in punti diversi dell'organizzazione produttiva.
Qualunque tecnologia o metodologia si scelga, la vera cosa da fare è aggredire il disordine, mentale, culturale, organizzativo dentro le imprese.