Se il futuro possibile avesse forma circolare made in PMI?
Le imprese si trovano oggi a dover affrontare una sfida cruciale: passare da un modello economico lineare a uno circolare per essere sostenibili.
Se il futuro possibile avesse forma circolare made in PMI?
Nel complesso panorama economico odierno, il tessuto economico e sociale italiano, fatto sì di grandi imprese ma soprattutto di tante realtà piccole e medie, si trova di fronte a un cruciale bivio. Con l'introduzione della Corporate Sustainability Reporting Directive (CSRD) da parte dell'Unione Europea, non ci troviamo solo di fronte a un nuovo insieme di regolamentazioni da osservare, ma piuttosto davanti a una chiamata a trasformare radicalmente il nostro approccio alla sostenibilità.
Questa non è solo una questione di conformità normativa. È un invito a riconsiderare il futuro del nostro fare impresa sotto una nuova luce: quella della sostenibilità integrale e profonda, dotata di vista periferica, ma soprattutto di lungimiranza. Una sfida complessa, a detta di alcuni impossibile. Una sfida di cui siamo già tutti parti in causa, e da cui è impossibile sottrarsi.
Dobbiamo riconsiderare il futuro del nostro fare impresa sotto la nuova luce di una sostenibilità integrale e profonda.
La sfida alla riflessione non è quindi il “se avverrà”, la vera sfida è il come e chi prima saprà trovare risposte efficaci insieme agli altri, in una prospettiva di coinvolgimento collaborativo. Perché la sostenibilità è un vero cambio di paradigma che fugge dal protezionismo, dalla chiusura, dal ragionamento “per sé”.
La sostenibilità autentica spinge e chiama alla collaborazione, al considerare la pluralità, all’interno delle aziende così come all’interno delle filiere. E in questo l’Italia dei distretti potrebbe ri-scoprirsi vincente in una nuova ottica, premiando le realtà che sanno essere collaborative all’interno dei diversi sistemi produttivi e offrono soluzioni efficaci e condivise per un cambiamento sostenibile diffuso.
Il passaggio obbligato verso un'Economia Circolare
Le questioni di sostenibilità che le imprese si trovano a fronteggiare oggi sono vastissime, spaziando dall'efficienza energetica alla riduzione delle emissioni, dalla gestione delle risorse idriche alla responsabilità verso collaboratori e persone.
Tuttavia, una delle sfide più significative e fondamentali riguarda il passaggio da un modello economico lineare a uno circolare. Questa transizione non solo promette di ridurre gli impatti ambientali negativi, ma ha anche il potenziale di mitigare molte delle conseguenze sociali che alcuni ecosistemi più fragili stanno già subendo.
In questo senso, il passaggio verso un modello quanto più circolare possibile – consci che una circolarità assoluta è di fatto un’utopia - è una scelta obbligata se si vuole mantenere il paradigma di crescita odierno, che sta diventando sempre più diffuso a livello globale.
Consapevoli della complessità sociale ed etica che queste premesse portano con sé, l’obiettivo di questo spazio vuole essere quello di aprire un dialogo costruttivo e riflessivo sulle grandi sfide produttive e di organizzazione aziendale che si aprono con questo cambiamento epocale.
Il modello lineare, che per tanto tempo ha dominato il panorama industriale, si trova ora a un punto di rottura, evidenziando i suoi limiti sempre più insostenibili. Di fronte a tale scenario, il passaggio a un'economia circolare non rappresenta solo una necessità normativa ma diventa un imperativo etico e strategico. L'economia circolare propone un approccio rivoluzionario, invitando le aziende a pensare al di là del breve termine e a considerare ogni aspetto della loro operatività sotto l'ottica dell'impatto e della responsabilità estesa.
Per le PMI, questo cambiamento implica una revisione profonda di come i prodotti vengono concepiti: dalla progettazione, che deve prevedere la possibilità di un secondo ciclo di vita dei materiali, all'uso di materie prime che facilitino il riciclo e la riutilizzazione. In questo contesto, il concetto di "rifiuto" si trasforma: non più un semplice scarto da smaltire, ma una potenziale risorsa da reintrodurre nel ciclo produttivo.
Iniziare a pensare in termini di economia circolare solleva questioni complesse: è realmente possibile per le PMI trasformare ciò che è tradizionalmente considerato un rifiuto in una nuova materia prima? Quali sono le innovazioni necessarie per rendere questo processo non solo immaginabile ma effettivamente realizzabile?
Le risposte a queste domande non sono semplici né immediate, ma esplorare queste vie può aprire le porte a modalità di produzione e consumo che riducono significativamente l'impatto ambientale, creando al contempo nuovo valore economico e sociale.
Il riciclo, il redesign dei prodotti e l'efficientamento basato su un'analisi dettagliata dell'impatto complessivo diventano così i pilastri di questa trasformazione. Osservando le industrie più avanzate nel campo della sostenibilità, emerge una tendenza verso la riduzione dell'uso di materiali problematici e l'eccesso di risorse in aspetti secondari del prodotto, come il packaging. Questi esempi non solo possono modificare il percorso di crescita delle PMI italiane ma sollevano anche una questione fondamentale: è possibile per le nostre imprese ridurre significativamente la generazione di rifiuti?
È possibile per le nostre imprese ridurre significativamente la generazione di rifiuti?
Ciò che deve essere messo a fuoco è l’obiettivo verso cui si cerca la soluzione, che può andare oltre la semplice messa sul mercato di un prodotto o di un servizio. E questo nuovo obiettivo lo si coglie solo attraverso la consapevolezza verso un tema di sostenibilità generale che è già reale.
Misurazione e tracciabilità: le fondamenta del cambiamento
Senza dati accurati e una tracciabilità efficace, qualsiasi tentativo di passaggio a un'economia circolare rischia di rimanere nel regno del teorico, se non del “wishful thinking”. Qui la tecnologia diventa nostra alleata. L'uso di sistemi digitali avanzati e di intelligenza artificiale può trasformare la raccolta e l'analisi dei dati da un onere gravoso a un processo gestibile ed efficiente dal punto di vista dei costi.
Questo non solo aiuta le PMI a monitorare l'efficacia delle nuove pratiche in maniera molto più snella e a portata di struttura aziendale, ma consente anche di evitare il rischio di greenwashing, dimostrando con dati concreti l'effettivo impatto delle azioni intraprese.
Nel cuore della trasformazione verso un'economia più circolare e sostenibile, la misurazione accurata degli impatti ambientali e sociali è cruciale. Senza dati affidabili e oggettivi, il cambiamento resta un concetto astratto, soggetto all'interpretazione individuale.
La sfida per tutti è quella di adottare un approccio sistematico alla raccolta e all'analisi di questi dati, essenziali per definire un punto di partenza chiaro e per delineare strategie di miglioramento. Questo processo implica una gestione aziendale che sappia integrare nuove competenze e tecnologie, orientandosi verso un approccio “managerializzato” dell'organizzazione, come indicato dall’evoluzione da CSR a ESG, non solo environment, ma con forti implicazioni sulla governance e sul comparto social in ambito aziendale. Inoltre, la collaborazione all'interno delle reti di PMI e tra queste e i grandi player può amplificare le risorse disponibili, distribuendo meglio gli sforzi e massimizzando l'efficacia degli interventi.
In questo contesto, le PMI devono evolvere da entità isolate a componenti attive di una rete interconnessa, dove la responsabilità e le conoscenze si diffondono tra tutti i collaboratori. Questo nuovo modello organizzativo non solo rende possibile una gestione più agile e reattiva, ma prepara anche il terreno per un adattamento efficace al modello economico circolare emergente.
Con una guida chiara e una strategia ben definita, le PMI possono posizionarsi come attori chiave nella lotta per un futuro sostenibile, dimostrando che il cambio di mentalità e la collaborazione strategica sono non solo necessari ma anche pienamente realizzabili.
La questione della tracciabilità non riguarda solo il monitoraggio interno ma si estende lungo tutta la filiera. Come possono le PMI assicurarsi che ogni anello di questa catena rispetti i principi della sostenibilità? Qui entrano in gioco il dialogo e la comunicazione, che diventano la chiave per attivare la consapevolezza, partendo dall’ingaggio dei propri collaboratori fino alla condivisione con fornitori, clienti e partner, con gli stakeholder in senso ampio.
Il racconto trasparente degli obiettivi, del percorso attivato e del metodo analitico diventa mezzo per fare sharing di best practice e per stimolare la sostenibilità responsabile e trasversale a tutti gli attori. In questo senso si può superare il “greenhushing”, il non comunicare per timore di essere criticati, perché il rischio può essere quello di perdere l’occasione di incentivare le pratiche virtuose e integrare la tendenza alla circolarità nella catena del valore.
Un impegno collettivo verso il futuro
Questo nuovo scenario impone una riflessione: come possiamo, come collettività di imprese e come società, mobilizzarci verso questi "futuri possibili"? L'adozione di un nuovo modello economico richiede un cambiamento di mentalità da parte di tutti gli attori coinvolti.
Come possiamo, come collettività di imprese e come società, mobilizzarci verso questi "futuri possibili"?
La strada è disseminata di ostacoli e le difficoltà sono notevoli, ma il movimento deve essere inesorabile e condiviso. Ogni piccolo passo conta e la somma di questi passi può portare a un cambiamento apparentemente impensabile come singolo e tanto più come risultato finale.
Le collaborazioni diventano il motore di questo cambiamento: nessuna azienda è un'isola, nessun singolo consumatore può vivere (e sopravvivere) in modo sostenibile in piena autonomia, solo facendo convergere le forze si può sperare di raggiungere obiettivi tanto ambiziosi. L'interazione e la cooperazione tra diverse imprese e settori sono essenziali per condividere risorse, conoscenze e innovazioni. Questo spirito di collaborazione non solo aiuta a superare le barriere individuali, ma stimola anche una crescita collettiva che trascende i confini tradizionali dell'impresa.
Nel perseguire questi "futuri possibili", diventa fondamentale che le PMI non si limitino a guardare all'interno della propria organizzazione, ma che si impegnino attivamente in partnership e reti di supporto. Queste alleanze possono amplificare gli sforzi di sostenibilità, distribuire il peso degli investimenti in tecnologia e formazione, e facilitare l'accesso a mercati più ampi e sostenibili.
Inoltre, il dialogo continuo con i policy maker, le associazioni di categoria, le istituzioni educative e la comunità scientifica può accelerare l'adozione di politiche e pratiche. Il contributo di ciascun attore è cruciale: dal piccolo produttore locale al grande distributore internazionale, ogni parte della catena di valore ha un ruolo da giocare nella costruzione di un sistema economico che valorizzi la circolarità e la sostenibilità.
Queste sfide possono essere per le imprese grandi e piccole fonte di apprendimento e innovazione per la propria crescita, da sempre vero motore di miglioramento, progresso e continuità in ogni epoca. L'educazione continua e l'aggiornamento delle competenze sono imperativi per rimanere al passo con le evoluzioni del mondo e della società, non solo in riferimento alla sostenibilità ma al progetto d’impresa vero e proprio. L'adozione di una mentalità aperta e la volontà di sperimentare con nuovi modelli di business possono catalizzare la trasformazione necessaria per garantire all’azienda un futuro sempre più possibile e sempre più a lungo termine.