Innovazione

Transizione digitale ed ecologica per superare le sfide dell'Industria 5.0

by Giuseppe Biffi Head of Digital Enterprise Discrete Siemens
12 giugno 2024
7 min
12 giugno 2024
7 min

Transizione digitale ed ecologica per superare le sfide dell'Industria 5.0

Mi chiamo Giuseppe Biffi, lavoro in Siemens e mi occupo di digital transformation, quindi mi occupo essenzialmente di promuovere quello che è il portfolio digitale di Siemens e di supportare le aziende nella loro transizione digitale.

L’industria 5.0: prepararsi al cambiamento

Ci troviamo in un contesto in cui la transizione 4.0 è ancora attiva e ci stiamo accingendo a recepire la 5.0. Certamente questo è un aspetto molto attuale, molto interessante per le aziende manifatturiere italiane, in particolare le PMI.

Dovendo fare un bilancio su quella che è stata l'esperienza 4.0, che tuttora continua, inizialmente c'è stato molto focus su come ottenere gli incentivi: questo rappresentava per molti l'obiettivo principale negli anni scorsi, quando abbiamo iniziato l'esperienza 4.0. C'è il rischio che questo stesso approccio possa anche accadere ora con la 5.0.

In realtà poi le aziende hanno capito una cosa veramente importante e cioè che il tema dell'innovazione, il tema della transizione digitale e ora quello della transizione ecologica di sostenibilità non sono essenzialmente un obbligo a cui ottemperare, piuttosto che un modo per raggiungere il famoso incentivo, ma sono un elemento chiave per essere competitivi, per resistere alle sfide globali e al clima di particolare incertezza e per crescere.

Le aziende hanno capito che la transizione digitale ed ecologica sono elementi chiave per essere competitivi.

Quindi, questo tipo di transizione, di mindset che evolve, che cambia, l'abbiamo visto nella 4.0. Io spero, confido nel fatto che nell'implementare la 5.0 ci sia già fin dall'inizio un atteggiamento di questo tipo che risulta vincente per le imprese.

Il ruolo della governance nelle dinamiche di innovazione

Abbiamo visto vari gradi di implementazione - dell'innovazione, della digitalizzazione all'interno dell'azienda - in funzione di quella che è la dimensione aziendale. Ma soprattutto al modo di porsi dell'azienda, la sua strategia, come il management o la proprietà dell'azienda si pone rispetto al tema dell'innovazione. Qui sta la grossa differenza, perché non basta la tecnologia, non bastano gli incentivi per implementare una reale trasformazione digitale e sostenibile, ovvero la transizione 5.0.

Non basta la tecnologia e non bastano gli incentivi per implementare una reale trasformazione digitale e sostenibile.

Un elemento sicuramente chiave, oltre questo aspetto di mindset, è anche, e soprattutto, il tema del know-how e della formazione. Per adottare certe tecnologie, per implementare una trasformazione che sia degna di questo nome, serve avere a bordo risorse formate.

Un tema tutt'altro che banale: forse 40 anni fa un ingegnere che usciva dalla laurea in ingegneria aveva un bagaglio che lo avrebbe accompagnato per 20-30 anni. Oggi, dopo mesi o pochissimi anni dalla laurea, si ha già il bisogno di essere aggiornati. Quindi il tema della formazione del know-how è fondamentale e anche quello di trattenere i talenti e mantenerli aggiornati all'interno dell'azienda.

Il legame bidirezionale fra tecnologia e sostenibilità

Venendo agli aspetti pratici di come implementare un progetto sostenibile e digitale all'interno dell'azienda, - ribadisco di nuovo - sostenibilità non significa necessariamente soltanto costi, significa anche andare a soddisfare delle aspettative molto forti dal punto di vista politico-sociale, dal punto di vista della sensibilità dei consumatori. Ricordiamo che sempre più i consumatori guardano a quanto un'azienda è effettivamente sostenibile, addirittura le persone che si candidano per un posto di lavoro vanno a controllare, vanno a verificare qual è la posizione dell'azienda che li potrebbe assumere in ambito di sostenibilità. Quindi, sta diventando un requisito importante per tutta la comunità, per i consumatori, per i dipendenti, per i collaboratori.

Nonostante questo aspetto di “approccio” da parte dei consumatori e dei collaboratori, c'è anche un aspetto di efficienza: perché un progetto di sostenibilità si può anche tradurre in modo molto concreto in un aumento dell'efficienza semplicemente perché, ad esempio, l'azienda consuma meno energia o meno risorse e quindi riduce i costi. E poi ricordiamo anche che implementare un progetto di sostenibilità implica anche un certo tipo di approccio all'innovazione.

In altre parole, l'azienda è costretta, in un certo senso, a fare innovazione per essere sostenibile. 

Alcuni esempi di come innovazione e sostenibilità siano strettamente legate, potrebbero essere ad esempio il fatto che per realizzare un nuovo prodotto, una nuova macchina, un nuovo impianto, anziché utilizzare il vecchio approccio che prevedeva l'utilizzo di prototipi costosi, energivori - e in qualche caso anche rischiosi-, oggi è possibile adottare un approccio basato sul gemello digitale, cioè una tecnologia che mi permette di rappresentare prodotti, macchine, impianti e intere fabbriche in un ambito completamente virtuale.

Con il gemello digitale da un lato risparmio risorse perché non ho un prototipo fisico che le consuma, dall'altro lato posso focalizzarmi maggiormente sugli aspetti di risparmio energetico dei miei prodotti o delle mie macchine, perché all'interno del digital twin posso andare a ottimizzare proprio quegli aspetti che mi consentiranno, una volta costruita la macchina o l'impianto, di essere più attento ai consumi energetici.

Oppure è anche il caso, ad esempio, dell'intelligenza artificiale utilizzata per l'ottimizzazione di alcuni processi. Un caso concreto è quello di una nota azienda italiana nel settore del food and beverage per la quale abbiamo ottimizzato la conduzione e l'esercizio di caldaie di generazione di vapore, in modo tale da implementare un concetto previsionale di quello che sarebbe stato il fabbisogno di vapore sulla linea di produzione. In questo caso quindi tarare meglio il set point di funzionamento di questi dispositivi che, come ci si può facilmente immaginare, sono altamente energivori.

Quindi la tecnologia sicuramente ci può venire in aiuto, ma ricordiamo che, affinché la sostenibilità sia effettivamente sostenibile, è indispensabile che sia anche economicamente sostenibile, che lo sia anche dal punto di vista sociale e di attenzione ai collaboratori.

L’Intelligenza Artificiale e il progetto Copilot

Parlando di tecnologie di uso corrente e di tecnologie che invece vediamo un po' più in prospettiva, sicuramente, come ho già citato, il Digital Twin: questa è una delle tecnologie su cui maggiormente stiamo facendo affidamento, anche nella sua versione potenziata, che è un po' il metaverso industriale. Quindi una versione fotorealistica del gemello digitale in cui posso mettere alla prova macchine e impianti.

Sicuramente anche l'Artificial Intelligence è un tema assolutamente attuale e anzi è una tecnologia su cui stiamo investendo tantissimo tempo e risorse. Pensiamo che abbia in futuro notevoli applicazioni un po' in tutti i campi. Già oggi abbiamo applicazioni diffuse in ambito data analytics, controllo qualità, robot handling, e molte altre.

Stiamo investendo tempo e risorse sull'IA perché pensiamo che avrà notevoli applicazioni in tutti i campi.

Se vogliamo pensare invece ad un aspetto un po' più innovativo, che però è già stato in qualche modo implementato, abbiamo anche dei progetti pilota. Sto pensando al concetto di AI generativa come Copilot, un progetto che deriva da una collaborazione tra Siemens e Microsoft.

Essenzialmente un copilot è un software, quindi un aiuto, che consentirà agli utenti, per esempio, di generare e ottimizzare il codice di automazione, svolgere compiti di manutenzione in modo supportato e guidato. Quindi è una specie di assistente elevato all'estrema potenza che in modo intelligente aiuta a risolvere dei problemi, a sviluppare dei progetti, a individuare dei potenziali errori nella progettazione. E questo è già stato implementato in qualche caso. Per esempio abbiamo un'azienda, Schaeffler in Germania, che opera nel settore automobilistico, che è tra i primi adopters di questa tecnologia e utilizza appunto l'intelligenza artificiale generativa per supportare i propri ingegneri nello sviluppo di nuovi progetti.

Il fatto che questa cosa accada in un settore come quello automobilistico non è assolutamente una sorpresa per noi. Da sempre il settore automobilistico è un po' il settore che si pone come pilota su molte tecnologie: la robotica, il PLC, le reti industriali, il gemello digitale, sono tutte tecnologie che per prime hanno trovato implementazione nel settore automobilistico e da lì poi sono diventate mainstream e adottate da tutti gli altri settori dell'ambito manifatturiero industriale in tutto il mondo.

Quindi ci aspettiamo che una cosa simile possa accadere anche per il Copilot. E poi quello che è la nostra aspettativa è che questi Copilot, una volta consolidato questo concetto, possano trovare applicazioni in tutti i settori industriali, ma anche nelle infrastrutture, per andare a pervadere l'intero settore produttivo dei paesi industrializzati.

Tecnologie innovative per le filiere produttive

È importante implementare questi concetti di innovazione, sostenibilità e digitalizzazione all'interno dell'azienda, ma anche all'esterno dell'azienda, cioè trovare un modo di collegare fra di loro più imprese, più aziende che operano in una medesima filiera produttiva o un distretto o un territorio, in modo che siano in qualche modo allineati su questi temi. Nonostante sia un concetto assolutamente ragionevole, forse è più facile a dirsi che a farsi.

Dal punto di vista tecnico, in realtà, gli strumenti ci sono già, ad esempio i sistemi PLM (Product Lifecycle Management) che sono sistemi software, strumenti utilizzati proprio per implementare un approccio collaborativo allo sviluppo della progettazione e possono anche operare attraverso più aziende che condividono per esempio lo sviluppo di un progetto.

Oppure esistono anche sistemi software che sono stati pensati per registrare su una blockchain, in modo quindi non più modificabile, informazioni riguardo alla carbon footprint di materie prime, semilavorati e prodotti finiti, lungo una filiera composta da più attori, da più aziende produttive. In questo modo, al termine del processo produttivo in cui avrò assemblato delle parti che ho acquistato, oppure prodotto dei componenti, avrò un'idea chiara di quale sia l'impatto in termini di carbon footprint, per esempio, o di consumo energetico del mio prodotto finito.

Ma questi sono strumenti che servono per implementare una volontà. La volontà è l'aspetto cruciale in questo caso. Il fatto che le aziende vogliano implementare questo tipo di collaborazione e questo richiede necessariamente che il tema della sostenibilità, della collaborazione, dell'innovazione, della digitalizzazione diventi parte del DNA delle imprese stesse e non semplicemente ottemperare un obbligo o andare alla ricerca di un incentivo.

L'innovazione deve diventare parte del DNA delle imprese stesse.

Questo passaggio, io sono abbastanza ottimista, avverrà. Abbiamo già visto passaggi simili in passato. Per esempio c'è stato il tema della sicurezza macchina che è stato vissuto inizialmente un po' come un obbligo normativo.

Oggi è diventato un fiore all'occhiello delle macchine prodotte in Italia, che sono macchine appunto sicure e affidabili. Oggi lo stiamo vivendo sul tema cyber security, quindi tutte le tecnologie e impianti che realizziamo, che produciamo oggi, devono essere e lo saranno nei prossimi mesi, intrinsecamente cyber sicuri. Ecco, dobbiamo trovare il modo di trasformare questo aspetto normativo, o inizialmente di obbligo, in un aspetto che sia invece un'opportunità di crescita, di sviluppo e di innovazione.

L’innovazione su misura per le PMI

In aggiunta a tutto questo vorrei anche rassicurare le piccole e medie imprese italiane rispetto a un falso mito, cioè che c'è ancora la convinzione, la credenza in qualche caso, che implementare un progetto digitale, un progetto di sostenibilità, un progetto di innovazione sia necessariamente lungo, costoso e che richieda molte risorse. Non è più così.

C’è ancora la convinzione che implementare un progetto digitale, di sostenibilità o di innovazione sia necessariamente lungo, costoso e che richieda molte risorse. Non è più così.

Accedere a degli asset come appunto il software o la tecnologia è diventato oggi molto facile. Per esempio pensiamo ad approcci come software as-a-service. Non solo, le competenze oggi finalmente si iniziano a trovare perché le scuole e le università si sono adeguate, hanno iniziato a “sfornare” ingegneri meccatronici, data analyst e altre competenze. E poi esistono tutta una serie di strutture e infrastrutture più o meno pubbliche o private, penso al Competence Center di Confindustria, per esempio.

Noi stessi abbiamo un nostro Competence Center, una Smart Factory in cui le imprese possono andare a mettere alla prova dei progetti, dei piloti, delle idee, capire come questi si possono tradurre poi in realtà sul campo. Quindi questa è una specie di palestra dove le aziende possono andare ad allenarsi per trovare una soluzione a un loro problema o implementare un progetto pilota.

In un certo senso, possiamo dire che non ci sono più scuse: se un'azienda ha intenzione di intraprendere un percorso, oggi ha tutti gli strumenti per farlo. Non ultimo anche gli incentivi, visto che ci sono, sfruttiamoli in modo intelligente.

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