Verso una leadership specializzata nell'era della geoframmentazione
Squilibri geopolitici, globalizzazione frammentata, concorrenza per risorse e tecnologie creano un contesto complesso per le aziende italiane. Per sopravvivere e prosperare, è necessario adattarsi e sviluppare nuove strategie.
Il futuro delle PMI italiane nell'era della geoframmentazione
L’anno in corso è stato definito l’anno della geoframmentazione dell’ordine mondiale come risposta alle crisi e ai punti di rottura che si sono verificati nell’ultimo periodo, il tutto amplificato dalla competizione sulle materie prime critiche e sulle nuove tecnologie e dai risvolti dell’intelligenza artificiale e della transizione energetica. A questo si aggiungono poi il rallentamento della Cina e della Germania e le nuove economie emergenti. Senza contare l’incognita degli esiti delle elezioni di paesi delicati e l’evoluzione dei conflitti in corso.
Sul piano dei mercati tutto questo si sta traducendo in un commercio internazionale sempre più a blocchi, la cui evoluzione è ancora poco chiara e prevedibile. Ciò che è certo è che, in questo scenario che richiede reattività, competitività e capacità di cambiamento, il ruolo delle imprese italiane può e deve essere determinante per governare le nuove dinamiche che si stanno definendo e mantenere un posto decisivo nel contesto dei mercati globali.
Quale è quindi il ruolo futuro delle aziende italiane, soprattutto delle piccole e medie imprese, in tale contesto?
Divario dimensionale, modelli di competizione e nuove filiere del valore
Se partiamo dalla definizione che dà Alessandro Spada, Presidente di Assolombarda, le PMI sono “leader globali specializzati”. Ma cosa significa questa leadership molto specializzata in un contesto globale?
La corsa alla globalizzazione, al mercato totale, dove l’identità minimale e flessibile delle aziende italiane sembrava essere inadeguata a vincere le sfide globali, sembra oggi essere meno forte. L’obbligo del piccolo a diventare grande per competere potrebbe essere messo in discussione e la forza delle importanti specializzazioni settoriali che caratterizza il tessuto delle PMI potrebbe essere il fulcro della rinnovata competitività italiana.
Sono proprio le grandi aziende internazionali a confermare la bontà del tessuto italiano quando nelle loro dinamiche di espansione trovano nelle competenze specifiche delle piccole realtà da acquisire il giusto valore aggiunto per poter competere nel contesto internazionale.
Inoltre, in questo contesto si stanno delineando nuove filiere di valore che non sono più quelle che hanno definito la crescita dei mercati sinora, tipicamente produttive e dettate dalla ricerca del minor costo, bensì vere e proprie catene del valore, dove le variabili del vantaggio competitivo sono differenti.
Le PMI italiane sono chiamate a interpretare questa evoluzione, ridefinendo il proprio valore aggiunto competitivo: non basta più il tradizionale modello “piccola e flessibile”, ma diventa essenziale sapere leggere e interpretare le opportunità derivanti da queste nuove dinamiche, aprirsi all’analisi e alla lettura del mercato e trovare una nuova dimensione di valore.
Nuovi paradigmi per l’evoluzione della manifattura
Anche la trasformazione del tessuto manifatturiero italiano già in atto oggi ci aiuta a cogliere una transizione verso nuovi paradigmi, sempre più orientati all'integrazione piuttosto che alla mera produzione. System integration, progettazione, design, servitization, digitalizzazione, intelligenza artificiale e altre innovazioni nel panorama industriale sfidano il concetto tradizionale di produzione.
Ed è in questi ambiti che le aziende italiane si giocheranno la nuova sfida del valore, definendo nuove filiere e nuovi modello di competizione. È questa l’opportunità di dare una nuova forza alla “flessibilità”, alla “cifra stilistica minimale” che ormai da decenni caratterizza la manifattura italiana.
È quindi oggi il momento di una “nuova generazione” dell’impresa italiana? Probabilmente sì, ma non una nuova generazione di imprese, piuttosto una nuova generazione di valore, di persone, di idee e di strumenti, che affondano le proprie radici in un “humus” di vantaggio competitivo che ha fatto la fortuna delle nostre imprese per decenni.
Reinterpretare il valore aggiunto aziendale nei nuovi scenari mondiali
Da qui la necessità di reinterpretare e ridefinire valori, strategie, obiettivi aziendali, assicurando le conoscenze e i valori fondanti dell’impresa, mettendo al sicuro know-how ed expertise del nostro presente, ma reinterpretandolo in chiave nuova, “creando” nuovo mercato e nuovi mercati all’interno delle mutate catene del valore globali.
Reinterpretare il valore aggiunto aziendale nei nuovi scenari mondiali significa probabilmente una diversa strategia di governo del posizionamento di mercato dell’azienda, più attenta alla raccolta, interpretazione delle informazioni e degli sviluppi di mercato, per essere pronti a scelte importanti di crescita e non solo di resilienza.
Una sorta di nuovo “pionierismo informativo”, che permetta di sapere e provare prima di altri cosa potrebbe succedere, elevando esponenzialmente il grande patrimonio di know-how e informazioni che già oggi risiede nelle nostre aziende e non nei “new comer” mondiali.
Reinterpretare il valore aggiunto aziendale nei nuovi scenari mondiali significa probabilmente non fermarsi ad esempio alla dimensione geografica dei mercati, ma trovare nuove dimensioni dirette sui mercati non geograficamente contigui.
Le nuove geografie si stanno ridefinendo in funzione dei settori e non più dei partner commerciali storicamente di riferimento come grandi economie, in primis Cina e Germania. In questo contesto, ci si deve interrogare non su dove esportare, ma su cosa possono fare le imprese italiane per questi nuovi mercati, quale ruolo avere in Europa dell'Est, in Medio Oriente o in Africa solo per citarne alcuni.
Reinterpretare il valore aggiunto aziendale nei nuovi scenari mondiali significa probabilmente veicolare il valore aggiunto sfruttando i plus di canali distributivi e comunicativi tradizionali e cavalcando nuovi canali, reinventando il processo distributivo e comunicativo rendendolo sempre più vicino, rapido e digitale, ma anche tecnico, consulenziale e soprattutto “human” in un mix tutto “italiano” per sancire la nostra nuova “leadership specializzata”.