Francesca Bosis
Story
Cosa vuol dire Wanderlust
La coda al check-in, sedermi vicino al finestrino, decollare. Viaggiare mi piace tantissimo, mi contraddistingue, è la mia ragione di vita, il mio sentimento. Mia madre mi chiama la ragazza con la valigia in mano.
La prima esperienza appena finite le medie, 3 settimane di vacanza studio in Inghilterra. Poi il liceo linguistico e 4 mesi come ragazza alla pari in Germania. E questi ultimi 7 anni lavorando e viaggiando come commerciale estero per grandi realtà metalmeccaniche, senza mai fermarmi, trovando anche il tempo di studiare e laurearmi in lingue. Senza dimenticare la passione per il ballo sportivo.
Mi è capitato di finire un allenamento a mezzanotte e mettermi al volante per prendere un aereo a Malpensa alle 3 e ritrovarmi all’alba a camminare nelle vie di Amsterdam prima di una giornata di colloqui non stop in una fiera di settore per poi rivedere la città al tramonto, riprendere un aereo e rientrare a notte fonda.
Le prime volte non è stato facile. Alle fiere della meccanica sono tutti uomini, ingegneri in abito scuro, io in cappottino azzurro e trolley rosa, mi prendevano per una segretaria o una hostess. Ma poi ho imparato a preparare il mio pacchetto di informazioni, il metodo, gli obiettivi, i risultati. Il successo nel vedere i clienti soddisfatti. E ripartire, andare avanti.
Sono arrivata in MULTI per caso, ho visto questi uffici con le porte aperte, gente giovane, toni allegri, ambiente internazionale, good vibes. Lavorare nel team business expander significa interpretare le missioni del commerciale estero come un agente speciale, specializzato nel vendere, quale che sia il settore.
Viaggiare, conoscere, costruire un rapporto di fiducia con chi è diverso da te, superare le distanze, è questo il lavoro. Avere una mentalità multi-culturale, orizzonti sempre più aperti. In Europa è più facile, dopo un po’ ti viene naturale pensare in inglese, reagire in spagnolo, decidere in tedesco. Penso ai libri che mi hanno segnato in questi anni, che hanno viaggiato con me nel mio trolley rosa, “Bianca come il latte, rossa come il sangue” in tedesco, “Orgoglio e pregiudizio” in inglese. Più recente un testo italiano, “Le coordinate della felicità”.
L’oriente, l’estremo oriente è un altro discorso. Un viaggio in Thailandia mi ha aperto nuove prospettive, nuove barriere da superare, non solo linguistiche. Il mio ultimo tatuaggio è un simbolo di saggezza, derivante dalla tradizione buddhista: tre puntini d’incertezza insieme ad una spirale come rappresentazione dell’inizio del percorso di ognuno di noi, incerto e tortuoso. Una linea a zig-zag per rappresentare le difficoltà della vita ed infine un fiore di loto sbocciato seguito da altri tre puntini come culmine, la fase d’arrivo, dove tutto diventa chiaro.
Sul polso invece il mio primo tatuaggio, una sola parola in tedesco: Wanderlust, che letteralmente vuol dire “voglia di vagare”. Desiderio indefinito di essere altrove, è il sentimento del viaggiare. Non sai mai dove puoi arrivare. Non esistono pregiudizi insuperabili.