“Nessuno ha vinto l’ultima guerra e nessuno vincerà la prossima”. Quanto mai attuali tornano queste vecchie parole di Roosevelt. Il gergo militare che la pandemia aveva tristemente preso in prestito, porta oggi il suo conto alle porte di casa nostra. Sono passati appena 22 giorni dall’invasione dell’Ucraina e abbiamo già la certezza che il 2022 sarà ricordato per sempre come l’anno in cui tutto è cambiato, compresa l’idea di guerra. Un conflitto terribile, che si combatte sul campo, sui social, sui media, nelle borse, in bolletta.
La guerra consuma energia: è l’energia che serve a chi scappa e a chi rimane, a chi combatte e a chi porta aiuto. Ma anche l’energia delle nostre case e delle nostre aziende in ginocchio. Un’energia ricattata in tv e contrattata ai tavoli, che ribalta i mercati, galvanizza gli interessi, schiaffeggia la nostra politica energetica. L’energia che ci consuma è la guerra che ci riguarda tutti.
La comunicazione in guerra
In tempo di guerra anche le agenzie marketing e comunicazione si riconvertono. Tra gli errori di Putin c’è quello di aver sottovalutato la tenacia ucraina, ma anche la capacità comunicativa del suo Presidente Zelensky. Se nella strategia militare il destino dell’Ucraina sembrava già scritto, su quella della comunicazione Putin ha trovato un avversario esperto. Da una parte lo stratega inflessibile, la distanza ai tavoli, gli arresti dei manifestanti, la chiusura della borsa e il bavaglio alla stampa: un Paese che si sconnette. Dall’altra un ex comico che non scherza, i video messaggi quotidiani, i ministri in maglietta, l’instant posting sui social, la chiamata alle armi di un popolo: un’empatia prorompente, capace di connettersi con tutto il mondo.
Oggi diventa fondamentale avere punti di vista differenti, verificare la qualità delle informazioni (qui un esempio pratico), attivare le giuste connessioni. Siano esse connessioni energetiche, mediatiche, umanitarie, culturali.
Un aiuto concreto nel marasma della disinformazione
È difficile capire quale sia la reazione più corretta (se mai esiste) in un contesto così complesso. Cosa possiamo fare noi, come persone e come aziende? Indossare l’azzurro e il giallo, come hanno fatto alcuni brand internazionali sui loro canali social? È un’attività di awareness e reputation, una presa di posizione, lodevole ed opinabile, ma un esserci guidato dall’istinto. Il nostro mestiere ci insegna però che la conversion è l’azione che può davvero fare la differenza. Come tornare a trasmettere il notiziario radio ad onde corte.
Uscire dalla Russia e dismettere i propri servizi nel Paese può essere una risposta utile per tutti indiscriminatamente? Dove finisce il ragionevole dissenso alla guerra e comincia l’assurdo boicottaggio culturale? A cosa serve smettere di insegnare Dostoevskij oppure ordinare un Kiev Mule invece di un Moscow Mule, come sta accadendo in alcuni bar americani?
Nella loro ultima newsletter, gli amici di TLON ci hanno letteralmente tolto le parole di bocca: in un marasma di disinformazione, per poter agire è necessario trovare l’informazione coerente. I filosofi Maura Gancitano e Andrea Colamedici consigliano quindi documentari, approfondimenti, pensieri filosofici e idee come prime risposte per guidarci alla lettura di questa situazione: le potete leggere qui.
Nel frattempo c’è chi si rimbocca le maniche e mette a disposizione i propri servizi per offrire un aiuto concreto, anche nel proprio piccolo. Come Cittadinanza Attiva - Alzano Viva, un’iniziativa suggerita da una nostra collega, che propone dalla raccolta viveri all’accoglienza agli incontri informativi.
Occasioni di incontro
Tornando alla nostra quotidianità, marzo è stato un mese che ci ha visti affamati di nuove energie, mossi dalla voglia di smuovere gli stalli, prendere e partire, incontrarsi a viso aperto, allargare il tavolo.
1. Primo viaggio del mese in quattro in Emilia Romagna: un difficile confronto sul percorso iniziato tra videocall e notti insonni per vedersi dal vivo e decidere quale direzione prendere. È scattata la scintilla, ma il fuoco non si è acceso. Almeno è finito coi tortelli!
2. Un secondo viaggio, paradossalmente in casa, l’ha fatto un meraviglioso potenziale cliente dalla Franciacorta per ascoltare la nostra presentazione di gara. Le nostre expertise hanno fatto la staffetta in sala riunioni, una persona dopo l’altra, per dare il proprio contributo al tavolo: web strategy, digital marketing, social media, content… E la bellezza del confronto interno post meeting con tutti, carichi di energia, impagabile.
3. Infine, una mattina in Farnesina, presso il Ministero degli Affari Esteri, dove possiamo dire con piacere di aver trovato una rappresentazione dell'alto funzionario pubblico che rassicura e ci fa sentire in buone mani. E ci ringrazia con queste splendide parole:
Il vostro “libretto da visita” infonde un giustificato ottimismo, specialmente nel pensare a quanta energia e quanto entusiasmo siano stati mobilitati dalle eccelse capacità di coinvolgimento unanimemente riconosciutele da collaboratrici e collaboratori così eccellenti nella varietà di provenienze e apporti. Auguro a Multi di proseguire nella sua azione con intatta tenacia e rinnovata fiducia!
L’export fatto con intelligence
Raggiungere un obiettivo può richiedere a volte un dispiegamento di forze degno di una rete di controspionaggio. Lo abbiamo sperimentato quando un’azienda Svizzera impegnata nel settore antiriciclaggio ci ha chiesto aiuto per esplorare il mercato europeo. Ambito difficile, poche informazioni in rete. Esauriti i contatti utili in CRM, non ci siamo dati per vinti e abbiamo attivato reti di conoscenze dirette, vestito mille panni e testato strumenti alternativi. Dopo un’analisi approfondita del mercato e un market test integrato su diversi canali e su target selezionati, siamo passati da una long list di 3.000 contatti per Paese a 72 questionari diretti, abbiamo presentato un report dettagliato e suggerito possibili strade da percorrere. L’ultimo step è stata l’attività di benchmark sui competitor del mercato selezionato. Progetto agitato, non mescolato. Obiettivo raggiunto!
PMI, ovvero Purificazione Made in Italy
“Sembra di vivere dentro una bolla” può assumere interpretazioni eccezionalmente positive, anche di questi tempi. Ce lo insegna GeoTierre, una piccola azienda bergamasca a conduzione famigliare, in cui la passione si trasmette da padre in figlio, ancora giovanissimo. L’azienda produce diffusori a microbolle per il trattamento e la purificazione delle acque reflue, ma dietro c’è molto di più: una filosofia di produzione artigianale, che valorizza sostenibilità, innovazione e qualità. Li stiamo aiutando ad esportare nei mercati europei i loro prodotti, ma soprattutto il loro know-how, perché è quello che distingue il Made in Italy nel mondo.
La ricchezza più importante
È un fardello pesante quello che ci portiamo dietro con questa Tumulti. Abbiamo voluto parlare di guerra perché ne viviamo tutti le conseguenze. Abbiamo parlato di energia perché sarà un tema che ci porteremo dietro per tutto l’anno. Di reti e connessioni perché sono quelle che ci salveranno. Ma soprattutto abbiamo voluto parlare delle persone. Dell’importanza di incontrarsi, di condividere pareri, di allargare il tavolo. Viviamo un momento storico che ha bisogno davvero di rimettere al centro ognuno di noi con le nostre competenze, sogni e aspirazioni. È il motivo per cui, nella giornata internazionale della donna non abbiamo parlato di donne (link). O del motivo per cui abbiamo cominciato questo numero con una citazione di Eleanor Roosevelt, e non di suo marito Franklin, come molti avranno frainteso. Le parole importanti sono importanti, di qualsiasi genere. Ma c’è ancora molto da fare.
Non abbiamo bisogno di quote rosa un solo giorno all’anno, né di dipingerci la faccia di giallo-blu per sostenere la pace, ma di un arcobaleno intero che comprenda tutti noi, tutti i giorni.